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CENTROSINISTRA
Giuseppe Civati, segretario cittadino dei DS
«Monza è una città che dovrebbe scommettere di più su se stessa, dovrebbe avere il coraggio di rischiare, magari anche dandosi una maggioranza diversa da quella che la amministra da sempre»
a cura di Sandro Invidia


Cominciamo dal Corriere: hai letto il sondaggio su Monza riportato ieri?
Certo!

A tuo parere, è il primo atto della campagna elettorale per le prossime amministrative?
No. Credo di no. È un'iniziativa del Corriere: interessava anche Lodi, secondo la linea dell'inserto Grande Milano

Sì, ma pare che il sindaco abbia già commissionato un altro sondaggio a Data Media.
Questo sì che è un atto di pura campagna elettorale: scopiazza quello che ha fatto Albertini, il quale per lo meno ha avuto il merito di farlo pagare agli sponsor; questo invece lo paghiamo noi e senza trarne qualche beneficio

Perché?
Perché, se è simile a quello fatto a Milano, non avrà lo scopo di saggiare la realtà urbana, ma solo quello di produrre un riscontro positivo per il sindaco e la sua giunta.

Cioè?

A Milano il sondaggio di Albertini prevedeva due risposte: S e N, cioè: dove S sta per "Sì" e N per "Naturale", tanto per citare Wenders.
Lo stesso credo faranno qui a Monza, alla ricerca di un generico consenso sulle cose che hanno fatto. Il problema sarà, semmai, scoprire cosa hanno fatto.

Perché dici questo?

Perché questo è il dramma di Colombo, il quale oggi vive una crisi di giunta senza avere niente di consolidato da mettere sul piatto della bilancia. Oggi lui può solo sperare di passare il prossimo anno a rincorrere gli obiettivi che non ha raggiunto finora.

Quindi, non pensi che a destra riconfermeranno Colombo per la poltrona di sindaco?

Io ho i miei dubbi, anche perché la sua gestione è stata fallimentare e pasticciata. Lui, poi, personalmente, non è mai riuscito ad assumere, all'interno della sua maggioranza, posizioni di qualche autorevolezza. Mi risulta difficile pensare che possa essere una candidatura per il 2002. Lui è convinto di sì, ma sembra che i suoi non siano d'accordo.

Fra "i suoi" comprendi anche i neoeletti della CdL al Senato ed alla Camera?
Sì, anche se non si capisce esattamente dove vogliano arrivare. Mantica e Schmidt esternano parecchio, in questo periodo. Schmidt ha dichiarato, in particolare, che avrebbe rimesso a posto Forza Italia, a Monza. Poi, l'altra sera, in Consiglio comunale abbiamo assistito a tre ore di litigio fra gli uomini di quel partito.
Evidentemente, il suo mettere le cose a posto si può riassumere così: "ora ha vinto Berlusconi, tutti in riga!" Solo che questo rimettere tutti in riga significa, probabilmente, escludere Colombo dalla candidatura, anche per raggiungere un accordo con la Lega.

Un accordo con la Lega passerebbe anche per la ricandidatura dell'ex sindaco Mariani?
Non so, probabilmente sì, anche se fino ad ora non credo che siano andati molto avanti in questa trattativa. Il punto di discussione vero rimane quello politico: su tutte le grandi battaglie, come quella per la metropolitana a fune, del Centro commerciale, della Cascinazza, Lega e Polo hanno posizioni assolutamente diverse.

Cioè?

La Lega ha avuto un unico grande merito, durante la legislatura in cui governava: quello di approvare il Piano regolatore Benevolo, strumento perfettibile, ma certo immensamente migliore degli interventi del Polo, che l'ha stravolto radicalmente, nonostante le promesse della campagna elettorale.
A tale questione si associa la faccenda del Centro commerciale, sulla quale la Lega, come si sa, è contraria: partecipa al movimento "Insieme per Monza", ha scelto una posizione di barricata, come tutti noi.
Poi c'è la metropolitana a fune: quella la voleva la Lega, mentre ora è il Polo a rifiutarla…
Mettiamoci poi anche il fatto che poco è stato fatto per portare a termine le due grandi opere che la Lega approvò in fretta e furia alla fine della scorsa legislatura…

Quali grandi opere?

Essenzialmente il Palazzetto dello Sport e il Centro natatorio… la piscina, insomma!
Si tratta di opere che è stato scellerato progettare e ancor più scellerato portare a termine in questo modo, con una lievitazione delle spese indegna: i costi di alcune di queste opere sono saliti di più del 50%. Per esempio: il Palazzetto dello Sport è quasi finito, dicono. Però mancano ancora il tetto, le finiture, gli ingressi… Nel frattempo il prezzo di un'opera stimata a 10 miliardi, rischia di arrivare a 16, 18 o magari 20 miliardi! Il Centro natatorio non ha ancora la copertura… anche di quest'opera la conclusione era prevista per il 98-99 al massimo.

Poi c'è viale Libertà.

Sì, lì si erano promesse le poste e l'asilo: di tutto quel pacchetto di promesse non è stato realizzato nulla.
Ma c'è anche la questione irrisolta del sottopasso di via Rota-Grassi…
Insomma: l'amministrazione del Polo non ha nulla da raccontare a questa città; la Lega, dal canto suo, ha progetti e proposte che sono contrari alle ipotesi che la giunta Colombo sta perseguendo da quando è insediata…

Torniamo un attimo al sondaggio del Corriere: il quadro cittadino che ne esce non è di totale negatività. C'è la percezione, da parte dei cittadini, di un benessere diffuso.
Infatti, sarebbe sbagliato dire che in questa città si vive male in termini assoluti: questa non è né la città di espansione residenziale tout court né la città problematica dal punto di vista sociale o della convivenza. Per esempio, è una città molto sicura rispetto ad altre. Il punto vero è, semmai, far diventare questo benessere uno stare bene collettivo, inteso in senso più diffuso e più serio.
Il dato vero è che funziona molto bene l'azienda sanitaria locale, funziona bene l'ospedale San Gerardo, funzionano bene alcuni servizi storici, sui quali si è programmato anni fa, dopodiché, per tutto ciò che riguarda l'ambito culturale e la sfera più ampia della vivibilità, la situazione monzese è un vero disastro. Monza è una città che non dà alcun segnale culturale di una qualche rilevanza da anni, che non ha la vita sociale ricca che una città di 120.000 abitanti potrebbe permettersi, che non ha occasioni di socializzazione nei quartieri.

Ma la colpa di chi è?
Chi governa è sempre un po' lo specchio di chi vota. Monza è una città che ha puntato poco su di sé; quando lo fa, lo fa attraverso eventi eclatanti, poi più nulla o molto poco. È una città che dovrebbe scommettere di più su se stessa, ma per farlo dovrebbe avere il coraggio di rischiare, magari anche di rischiare nel darsi una maggioranza diversa da quella che la amministra da sempre.

Ecco: una maggioranza diversa!
Sinceramente: ci sono possibilità per il Centrosinistra di vincere, a Monza?
Secondo me sì. Molto più che in altre occasioni del passato, proprio perché, innanzitutto, questa Casa delle Libertà, qui non riescono a costruirla, sono ancora alle fondamenta.
Da un altro punto di vista, il Polo perde consensi in modo tangibile: le categorie che hanno voltato le spalle a Colombo si sprecano e sono categorie non politicizzate e comunque non politicizzate a sinistra: si pensi ai commercianti, ma anche agli industriali, che non mi sembra abbiano tutta questa aspettativa rispetto a quello che combina l'attuale sindaco.
Oggi c'è una rottura molto forte rispetto alla destra che finora ha governato, e questo ci avvantaggia, anche perché noi abbiamo visto premiare per tre anni un dato: che siamo, noi del Centrosinistra nel suo complesso, delle forze responsabili, serie, affidabili: lo abbiamo dimostrato in circoscrizione così come negli altri incarichi a livello amministrativo.
La stessa impressione di serietà ed affidabilità certo non la offrono le forze che oggi ci amministrano. Quando racconti bugie in campagna elettorale o non realizzi quello che prometti, la gente poi se lo ricorda: "no al Centro commerciale, anzi sì"; "il Piano regolatore è sacro, anzi no"; "affronteremo il problema del traffico, e invece niente"…

"Faremo la provincia di Monza e Brianza"…
Sì, ecco: Monza non risolve i problemi e si affida a grandi scelte di carattere ideologico. Noi non abbiamo alcuna remora rispetto a tale soluzione, ma il riscatto di un territorio e di una città non passa solo attraverso una nuova veste istituzionale.

E attraverso cosa passa?
Passa attraverso scelte semplici, ovvero: non disperdere denaro pubblico in opere che non servono a niente; non fare scelte che servono solo a garantire i soliti noti e le clientele costituite ad hoc; proporre soluzioni nuove…

Proporre soluzioni nuove: esiste una piattaforma per un governo migliore della città? Ed è una piattaforma dei DS, dell'Ulivo o di una qualche Lista Civica?
In questi anni noi abbiamo lavorato tanto assieme, senza fare distinzioni fra "noi" e "loro". Addirittura siamo stati disponibili ad eleggere un ex-missino, un post-fascista, come si dice oggi, a capo di un movimento trasversale come Insieme per Monza. Non c'è nessun problema rispetto al contenitore, quando questo contenitore serve a far passare dei contenuti. Noi DS, per esempio, abbiamo organizzato gli Stati Generali della città e gli interventi sono stati quelli di tutte le persone che hanno qualcosa da dire a Monza, per Monza.

Facciamo il "bigino" del vostro programma.

Primo punto: scelta di un candidato sindaco attraverso un processo democratico. Basta con le segreterie autoreferenziali. Io avevo già proposto le primarie, e le avevo proposte prima delle elezioni politiche, quando eravamo il partito egemone. Le ripropongo adesso che siamo il secondo partito della coalizione e non possiamo essere accusati di avere velleità di questo tipo.

Nomi possibili?

I nomi sono quelli che si conoscono. Io credo che le forze politiche che hanno rappresentato il Centrosinistra in Consiglio comunale abbiano le persone che possono assumersi quest'onere. Non ho schemi precostituiti, né penso che la questione possa limitarsi alle logiche di schieramento.

Dopo le primarie?
Creare le condizioni perché ci siano una lista ed una squadra di governo all'altezza del compito. Noi dobbiamo poter dire, ai cittadini monzesi, che oltre ad un candidato sindaco e ad un vicesindaco, ci sono 8, 10 persone che sanno interpretare al meglio il ruolo che viene loro affidato. Io credo che a Monza ci siano queste persone, e che spesso siano persone che non sono iscritte alla sinistra italiana dal 1945. Sono persone diponibili ad accompagnarci: le troveremo, le sentiremo, chiederemo loro cosa vogliono fare, quali progetti hanno per Monza. Quello che vogliamo è dare un'impressione di coerenza e di coesione ad un livello molto alto. Non come ha fatto il Polo, che ha giocato al ribasso con una politica intesa solo come gestione del potere.
Poi ci vuole un lavoro di alto profilo, che arricchisca il lavoro che si sta già facendo. Io non credo ai programmi che nascono negli ultimi due mesi. Noi stiamo lavorando su un canovaccio molto serio, molto articolato già da anni.
Però ci vogliono anche delle direttrici chiare rispetto a quello che si vuol fare e al dove si vuole andare.

E dove si vuole andare?
Ci sarà la difesa dell'ambiente, che però dobbiamo studiare, perché la gestione del Piano Benevolo, che io spero sopravviva fino all'anno prossimo, è una gestione impegnativa. Quindi: via le schifezze, via la cementificazione, via gli stravolgimenti del Polo. Ragioniamo su come attuare questo Piano regolatore, principalmente rispondendo alle osservazioni dei cittadini.

Le richieste dei cittadini: nell'intervista al Corriere, Colombo si meraviglia della percezione della gente di un aumento dell'inquinamento. In realtà, dice lui, i dati ufficiali dimostrano che l'inquinamento è diminuito!

Io non so che dati abbia Colombo. Del resto lui non li ha mai prodotti in Consiglio comunale. Comunque, quali che siano i dati, io dico che l'attenzione sul problema deve rimanere molto alta. Compito di chi gestisce una collettività non può essere quello di fare i conti con il bilancino, ma semmai di capire se ci sono scelte che fanno diminuire l'inquinamento in modo drastico. Noi abbiamo proposto un piano di sviluppo simile a quello che i Paesi industrializzati hanno discusso a Kyoto, a Rio de Janeiro. Queste soluzioni, però, passano proprio attraverso le scelte che Colombo non ha fatto.
Primo: i trasporti pubblici a Monza sono un disastro. Diminuiscono clamorosamente i biglietti, come segnale significativo del gradimento della gente; le corse, sempre le stesse da anni, non hanno tenuto conto dell'evoluzione della viabilità complessiva; per risolvere i problemi, la giunta ha nominato un management che proveniva dagli ambienti universitari milanesi, e che non ha risolto nulla, né sul piano economico né su quello produttivo.
Secondo: la questione urbanistica. Non si può pensare che si possa adottare un'urbanistica contrattata, per cui si cede una parte di territorio in cambio di edificazioni varie (che è un po' la giustificazione che trovano sulla scelta del centro commerciale) e pensare che questo non incida sull'inquinamento: se noi facciamo costruire 300.000 metri cubi sulla Cascinazza a Berlusconi o a qualcun altro, perdiamo verde e aumentiamo il traffico.
Terzo: la scelta culturale in campo ambientale non può essere limitata alla raccolta differenziata e alla chiusura al traffico della domenica. Che poi, anche in merito a questa soluzione, ci sarebbe da dire: Monza si è sempre distinta perché le poche volte che ha chiuso al traffico le sue strade lo ha fatto in una zona limitatissima, cercando di disturbare meno gente possibile…
Quarto: il miglioramento della qualità della vita passa anche per la creazione di isole pedonali nei quartieri. Oggi sembra inconcepibile persino parlarne…
Insomma, la questione ambientale è prima di tutto una questione culturale. Le idee ci sono, sono le nostre, quelle di Legambiente, quelle di tutte le persone serie di questa città. A queste idee noi ci ispiriamo, su queste idee vogliamo costruire la nostra piattaforma per una gestione migliore del patrimonio ambientale della città
Il punto di arrivo resta quello del benessere totale: vogliamo che Monza, rispetto a Milano, alla provincia ed alla regione Lombardia, dimostri di essere la città in cui si vive meglio. Una città che brilli non solo per l'autodromo o perché 'fa provincia', ma perché offre una qualità della vita superiore a quella di altri contesti urbani.

Cultura, servizi sociali, stranieri…

Sulla questione culturale io credo che Monza debba puntare ad una gestione della quotidianità un po' più seria, che metta in circolo le energie. Finora ci siamo accontentati di una realtà in cui operano alcune associazioni, anche molto serie, che agiscono però in un contesto del tutto discutibile, con finanziamenti diretti molecolarmente alle singole iniziative. Noi pensiamo ad un programma molto più forte, teso a costruire degli eventi e a gestire meglio una spesa culturale che a Monza è impiegata decisamente male.
Lo stesso discorso riguarda i servizi sociali. Noi dobbiamo arrivare da subito ad un'azione civica più forte. Noi non riusciamo ad aprire uffici decentrati a Monza; non riusciamo a creare per i cittadini occasioni di incontro con la pubblica amministrazione; non riusciamo a fornire dei servizi alla persona che siano adeguatamente finanziati, perché il Polo ha gradatamente ridotto la spesa sociale; non riusciamo, in questa città, a dare l'impressione della copertura del servizio.
C'è qualcosa che funziona bene, c'è l'impegno di tanti operatori del sociale che sono ottimi professionisti, ma ci vuole anche maggiore attenzione alle soglie del disagio. Ciò che si fa, se guardiamo a quello che succede nelle periferie, è davvero poco.
Io credo che ci sia un'azione veramente organica da compiere. Il mio discorso sulla vivibilità di alcuni quartieri ha il significato di un recupero sociale molto forte.

Stranieri.

Io ho sempre sostenuto, già dai tempi della candidatura di Ambrogio Moccia a sindaco, che la scelta dovesse essere quella dell'integrazione. Intendo la capacità di pensare un rapporto con gli stranieri che sia di un livello un po' superiore. A Monza non c'è l'emergenza di altri contesti. Monza è una città sicura. Si possono prendere misure per migliorare il controllo del territorio, dai vigili di quartiere ai presidi nelle circoscrizioni o altro, però un'emergenza immigrati a Monza non c'è. C'è l'interesse della comunità di accoglierli con occasioni di confronto che non siano semplicemente quelle della solidarietà.

Di solito si associano gli stranieri alla criminalità e all'ordine pubblico. Dopo il terrorismo psicologico della campagna elettorale sulla questione sicurezza, oggi apprendo dalla dichiarazione del sindaco Colombo che la città di Monza è una città sicura, una "specie di Eden". La percezione della gente, però, rimane di altro segno. Perché?
Dipende da certe strumentalizzazioni politiche a scopo propagandistico. Qualche tempo fa la Lega ha distribuito davanti alle scuole dei volantini in cui si diceva che De Mauro voleva introdurre lo studio del cinese nelle scuole per permettere ai bambini di mettersi in contato diretto con gli spacciatori. Figuriamoci!
La realtà, soprattutto a Monza, è ben diversa. Quanto meno, non c'è la situazione critica che si vive in altri contesti, penso a certe zone di Torino o Genova, dove tra l'altro il problema è stato in gran parte risolto dalle amministrazioni di quelle città.

Appunto: ciò significa che ci sono i presupposti perché si possa guardare allo straniero con occhi meno preoccupati.
Infatti, e tieni conto di una cosa: Monza è una città ricca di persone che per gli stranieri, quando non sono in Italia, lavorano dalla mattina alla sera, perché il volontariato sociale, quello del cattolicesimo democratico, ma anche il volontariato laico, gli scout, gli oratori, lavorano con organizzazioni di solidarietà internazionale di grandissimo respiro. Questo respiro dovrebbe essere trasferito anche nelle politiche amministrative.
Io, poi, sono anche più radicale: io sono per la concessione del diritto di voto per le amministrative anche a chi viene da un paese diverso, vive qui da qualche anno, paga le tasse. Il principio "niente tasse senza rappresentanza" è un principio liberale dal XVIII secolo, che dovrebbe essere caro anche alla Casa delle Libertà.
Il timore, poi, di certi ambienti conservatori che questo diritto lo si voglia per meri scopi elettoralistici, è un timore infondato. Questa idea che gli extracomunitari votino a sinistra è un'idea stupida: lo dimostrano le vicende elettorali di nazioni ben più avanti nel processo di integrazione etnica. Si prenda il caso degli Stati Uniti, dove il voto delle minoranze linguistiche è spesso un voto per il Partito Repubblicano.
La verità è che dobbiamo prepararci ad affrontare un fenomeno che trascende la nostra semplice realtà locale. E allora, la necessità di reimpostare il dibattito su solide basi culturali si fa stringente. Oggi si soffia sul fuoco della paura del diverso a fini strumentali. Io starei attento, perché quando si comunica che bisogna avere solo paura, la riduzione a stereotipo di un popolo, di un'etnia, di una nazione ci conduce ad un passo da scelte politiche discutibili e tristemente note.

Sandro Invidia
sandro.invidia@arengario.net




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1° giugno 2001